Copio qui queste riflessioni per non perderne memoria nel mare dei social, trovate il post originale qui.
Vorrei crederci fino in fondo, io stessa, quando adesso dico alle mie tre figlie femmine “Puoi diventare quello che vuoi”, perché dopo aver studiato in una facoltà scientifica, lavorato per oltre dieci anni in un ambiente prettamente maschile, affrontato tre gravidanze da mamma free lance e reinventato il mio lavoro da capo… mi rendo conto che in fondo in fondo non è così poi tanto vero che puoi diventare quello che vuoi.
Perché? Perché “Fai il secondo (terzo) figlio? Allora adesso smetti di lavorare!” o “Se volevi continuare il tuo lavoro di prima non dovevi fare tre figlie” o “I figli sono affari delle mogli” o “Ma ti conviene stare a casa coi figli, per quello che guadagni tra nido/mensa e tutto” o “Eh ma li hai voluti fare tu tre figli, ora te li guardi” o “Non basta il tempo di qualità, come MAMMA devi essere presente (sottointeso: devi rinunciare al lavoro)”…
Queste frasi (e tante altre ancora) in questi dieci anni le ho sentite pronunciare da un capo, da mia madre, da colleghi, da amiche e mamme. Indistintamente uomini e donne, amici o sconosciuti, segno che di strada ne dobbiamo fare ancora tantissima…
Posso insegnare loro tutto quello che voglio e sfatare ogni condizionamento culturale, ma ci vorrà ancora tanto tempo per cambiare tutto. Un passo alla volta si può fare, o almeno sono certa di star facendo la mia parte: le mie figlie mi hanno sempre vista caricare la legna, fare la spesa, cucinare, montare i mobili, cambiare lampadine, tenerle strette in un abbraccio, insegnare loro ad essere autonome e forti ma allo stesso tempo farmi carico di tante incombenze e comunque e sempre difendere il mio diritto al lavoro e alla famiglia con le mani e con i piedi.
Perché #lottoognigiorno e non solo #lottomarzo.
Non basta un giorno l’anno per festeggiare la donna (e da sempre mi rifiuto di festeggiarlo), così come non basta un giorno l’anno per camminare nelle mie scarpe (facciamo a cambio un mese, e poi ne riparliamo…). Ma se un giorno l’anno bastasse per far prendere coscienza a qualcuno in più di quello che va fatto ogni giorno, tutto l’anno… allora ne sarebbe valsa la pena (ma non ne sono poi tanto sicura).
Grazie a Margarita per la foto e grazie a chi in questi giorni ha condiviso con me diverse riflessioni e chiacchierate, sono certa che non saranno mai parole e tempo sprecati…