Non c’è che dire, dopo sei mesi abbondanti in campagna il nostro gatto “cittadino” si è scafato davvero, riappropiandosi dell’istinto naturale per la caccia e dell’orientamento, e devo dire che mi ha sorpreso non poco. Avevo paura a lasciarlo fuori i primi giorni, ricordo (sorrido ora se penso al mio timore) che lo guardavo a vista perché temevo si allontanasse senza trovare la strada.
E invece lui si orienta alla grande, ritrova sempre la strada verso la sua ciotola e si diverte come un matto a scorrazzare per i campi qui intorno. Per questo la settimana scorsa, quando è scomparso per un giorno e una notte interi, eravamo davvero tutti in ansia.
Un giorno e una notte interi in cui c’è stato il diluvio universale, a chiamarlo nelle frazioni qui intorno e chiedere ai vicini se l’avessero visto, e quando. “L’ho visto litigare con un gatto randagio, sarà mica fuggito?”
Poi è smesso di piovere, e quando ha sentito la mia voce mentre parlavo con Roberto che sistemava la legna mi ha chiamato con un flebile “miao”. Dalla cima del mandorlo. L’albero più alto del frutteto, così in alto che nemmeno con la scala si arrivava fino a dove si era arrampicato.
Mezz’ora di improperi da parte di Roberto, e alla fine è riuscito a ritirarlo giù. Da quanto era bagnato sembrava praticamente un porcospino. “Vedrai che per un po’ non ci sale ancora lassù!” E invece due giorni dopo viene un vicino con il suo cane molto vivace, e dopo che è ripartito per una buona mezza giornata Zorba non si fa di nuovo vivo nemmeno al suono della ciotola piena.
E’ bastato un secondo per guardare di nuovo sulla cima del mandorlo e trovarlo di nuovo lassù, il nostro gatto campagnolo, che tanto campagnolo non è. E via di nuovo con la scala e l’arrampicata per recuperarlo, che di scendere non se ne parlava proprio. Cosa ha detto Roberto? “La prossima volta ce lo lascio. Oppure sego il mandorlo.” Come dargli torto? 🙂
4 comments
Per un po’ un cucciolotto – battezzato da mio marito ‘Il Gatto Tigro’ – trovato dentro il motore d’un auto ha stazionato presso casa mia (una sorta di ‘stallo’, in attesa di trovargli una famiglia meno gattomunita della nostra…). Un giorno ed una notte senza vederlo per scoprire che s’era arrampicato su un salice vicino casa senza riuscire a scendere. E di corsa sino alla nostra officina, dove s’ha una scala abbastanza lunga per raggiungerlo (parti da casa – 20 km – officina – prendi furgone – carica scala – 20 km a casa – prendi gatto 20 km e riporta scala – riprendi macchina 20 km per casa…).
Due giorni dopo: again!!!
😛
Capisco Roberto – perfettamente!!!
Cristiana, Zorba dopo pochi giorni alla terza salita ce lo abbiamo lasciato davvero, sai? Memori delle parole riferite da una nostra cara amica che hail cognato pompiere: “Hai mai visto una pelle di gatto su un albero?”, dopo 5 minuti che era lì gli ho piazzato l’intera busta di crocchette sotto l’albero. Lui, che è notoriamente a dieta, non ci ha pensato tanto, ha girato il culotto ed è sceso subito!!! 🙂
Troppo bella foto di Zorba tutto bagnato e con lo sguardo tra l’innocente e lo scocciato! 🙂 Grandioso Roberto armato di scala!! Ah ah ah, mi sono proprio fatta 4 risate con questo post! Evviva il gattone ex cittadino!! Evviva il mandorlo gigante!! (ma quante mandorle sforna quell’alberone lì?)
Il primo anno ne ha fatte tantissime, credo due o tre cassette…. l’anno scorso la grandine ha fatto gran danni e ne avremo colte a dire tanto una decina!! 🙁